Molti cosmetici da farmacia approvati dai dermatologi rispettano queste caratteristiche e sono adatti anche ai pazienti in cura per un tumore: “Secondo le linee generali di trattamento, per non peggiorare quelli che possono essere le lesioni cutanee da reazione avversa a terapia oncologica consiglio di usare oli detergenti e di idratare la pelle con creme senza parabeni, non occlusive e tendenzialmente senza profumi, quali noi siamo soliti prescrivere in pazienti con pelli atopiche o iperreattive“, aggiunge Simone Ribero, dermatologo SVR specializzato in tumori della pelle e professore associato di dermatologia dell’Università degli Studi di Torino.
LA DERMOCOSMESI NEL PERCORSO DI CURA
Se la dermocosmesi negli anni è diventata sempre più importante per questi pazienti, è perché spesso gli effetti collaterali delle cure sono così forti da diventare invalidanti, fino a spingere qualcuno a sospenderle. Tra le conseguenze di chemioterapia, radioterapia, target therapies o immunoterapie ci sono, infatti, xerosi, desquamazioni, prurito, rash cutanei, perdita dei capelli, alterazioni delle unghie, eruzioni papulo pustolose o acneiformi, mucositi, macchie. “Queste reazioni sono generalmente fenomeni che vengono trattati dal dermatologo inserito nel team multidisciplinare oncologico. Esistono poi manifestazioni croniche come le radiodermatiti secondarie a radioterapia che necessitano a loro volta di trattamento topico cutaneo”, continua il dottor Ribero.
Per questo mantenere la pelle in buono stato è molto più di un’esigenza solo estetica ma ha importanza psicologica, perché può cambiare il percorso di cura. La storia di Alina Mehrle, che dopo la chemioterapia ha trasformato la sua pelle grazie a cure skincare, non è isolata. “Da dermatologa sono tante le storie di donne che con la giusta routine skincare hanno cambiato positivamente il loro percorso di cura“, ci racconta la dottoressa Fulgione. “Da Roberta, 46 anni, che ha ricominciato a uscire dopo aver imparato a gestire i disagi della propria pelle xerotica che si desquamava con il freddo, ad Anna, 28 anni, che ha ripreso a frequentare gli amici dopo aver imparato a nascondere le irritazioni della pelle con il camouflage medico/estetico, fino a Maria, 57 anni, che ha continuato a ringraziarmi per esser riuscita a finire il percorso di terapia senza grandi disagi grazie alla prevenzione dermocosmetologica iniziata ancora prima dei trattamenti oncologici”.
IL MAKE UP ONCOLOGICO
Certo, anche la parte estetica conta, perché guardarsi allo specchio e non riconoscersi spinge molte pazienti, soprattutto donne, a rifuggire il proprio aspetto, e qui entra in gioco il ruolo del make-up oncologico. “Il mio lavoro è aiutare queste donne a mantenere il desiderio della cura di sé e motivarle a fare piccole azioni quotidiane, usando pochi trucchi in modo semplice, per trovare un’identità estetica in cui riconoscersi”, ci racconta il make-up designer Paolo Guatelli, che collabora con il Policlinico e APEO (Associazione Professionale di Estetica Oncologica) tenendo corsi di trucco oncologico. Durante i corsi Guatelli invita le sue allieve a “osservare il proprio volto attraverso il tatto, toccandolo, per sentire la sua struttura: in questo modo ci si rende conto che siamo diversi da come ci percepiamo con gli occhi, e questa è una buona premessa per un percorso di consapevolezza verso il proprio essere, oltre a essere un gesto di affetto verso se stesse”, ci spiega Guatelli.
Usando prodotti a metà tra make-up e trattamento, i suoi corsi insegnano come truccarsi in modo facile e veloce: “Il fondotinta, che deve avere anche qualità skincare trattanti con attivi lenitivi, è l’elemento fondamentale del make-up oncologico. Per la nuance, si tende a privilegiare le tonalità calde per uniformare il colorito e dare luce al viso”. Fondamentale per molte pazienti oncologiche è anche il disegno e la definizione delle sopracciglia e il make-up degli occhi: “Consiglio di usare una matita occhi da sfumare alla base delle ciglia per definire la linea e dare intensità allo sguardo, senza creare una riga netta, che evidenzierebbe l’assenza delle ciglia, ma scurendo un po’ la base della palpebra per creare un leggero contrasto, aiutandosi anche con gli ombretti”. L’obiettivo finale non è trasformarsi o ricostruire l’aspetto pre-terapie, ma “aiutarle a vedere se stesse nel proprio volto“, regalando al contempo un momento di piacere. “Se si applicano tutti i prodotti accarezzandosi il viso, coinvolgendo tutti i sensi, truccarsi diventa un’esperienza che aiuta a sentirsi più presenti, a prescindere dalla finalità”. Un effetto collaterale benefico per chiunque.